Un progetto di lettura sul premio letterario più importante (e controverso) d’Italia
Il fermento comincia a farsi sentire già dai primi mesi dell’anno.
Chi verrà candidato? Chi arriverà in Cinquina? Conosco gli autori e le autrici che nomineranno? Azzeccherò il vincitore? Ma lo fanno il FantaStrega su Ig?
Se si bazzica il mondo della letteratura raccontata sui social non si può non essere travolti dalla febbre da Premio Strega, dato che questo è il più importante premio letterario del panorama nostrano.
Ma un po’ di storia del Premio Strega?
Istituito nel 1947 da parte di Maria Bellonci e Guido Alberti e intitolato al celebre liquore che mi gusterei volentieri anche adesso, vede concorrere un numero variabile di titoli italiani pubblicati tra marzo e febbraio di un dato biennio che vengono scremati … prima in una dozzina comunicata a marzo, poi in una cinquina resa pubblica a giugno e il libro vincitore viene annunciato a luglio, con tanto di diretta sulla Rai.
Si tratta indiscutibilmente del premio più importante in quanto garantisce al vincitore un posto nella storia della letteratura, nonché una … visibilità (e relative vendite, ndr).
Per quanto la sua fama lo preceda, non è esente da critiche all’interno del mondo dei social in quanto non sempre il vincitore (o la dozzina) viene ritenuto letterariamente rilevante o, nella maggior parte dei casi, il premio assume un certo odoraccio… come di bruciato, da brustoin si direbbe dalle mie parti; è pensiero comune infatti che il mondo dell’editoria non brilli per limpidezza e che spesso il premio sia il risultato di magheggi dovuti a scambi di prestiti, amicizie da saldare, influenze dall’alto. Insomma, la fiducia nei confronti delle modalità non è delle più ampie, ma non possiamo negare che sia, per un lettore accanito, un concorso appassionante.
Noi di Libri a merenda abbiamo seguito scarsamente negli anni lo svolgersi del concorso, limitandoci ad adocchiare in libreria il titolo vincitore prontamente messo in bella mostra.
Incuriosite però dall’eco che nel mondo social ha lo Strega, abbiamo deciso di addentrarci in questo mondo di libri e intrighi politici… puntando per lo più sui primi.
“Verso lo Strega”: il nostro progetto
Per entrare nel mood “Strega” abbiamo messo in moto questo progetto di lettura chiamato, con un’originalità spiccata, “Verso lo Strega”.
In cosa consiste?
Ognuna di noi ha scelto un titolo che negli anni sia stato candidato o abbia vinto il sopraddetto premio, l’ha letto e si è fatta un’opinione su quello che può essere il livello, le tematiche e l’alloure dello Strega.
Ecco cos’è emerso
Benedetta ha letto La ragazza di Bube di Carlo Cassola (Bompiani), libro vincitore del Premio Strega nel 1960
Avevo grandi aspettative su questo libro che sono andate allegramente a farsi benedire.
Ne avevo sentito parlare come una storia sulla Resistenza, nonché una narrazione su un amore molto dolce, entrambi temi che mi interessano fortemente (sì, sono una sinistroide tenerella).
Risultato: non ho trovato nulla di tutto ciò.
Nell’immediato secondo dopoguerra, Mara, sedicenne di umile famiglia ma con un caratterino niente male, incontra Bube, partigiano del primo momento che si reca dalla famiglia di Mara per fare le condoglianze a seguito della perdita di Sante, fratello maggiore di Mara, anche lui partigiano, caduto per mano dei fascisti.
Mara e Bube, dopo un bizzarro corteggiamento, si innamorano e passano la notte insieme. La loro prima e ultima notte in quanto Bube sarà costretto a darsi alla macchia all’estero per evitare l’arresto a seguito di un omicidio avvenuto poco tempo prima e del quale Bube si è effettivamente reso protagonista, in quanto ragazzo timido ma irruento.
Mara dunque trascorre diversi anni in spasmodica attesa del suo ritorno, fino ad un epilogo che sì, effettivamente ha della dolcezza malinconica ma che personalmente non mi han fatto pensare a Mara come ad una donna innamorata, bensì imprigionata da un profondo senso del dovere.
Anche la Resistenza e i partigiani, personificati dal personaggio di Bube, sono a mio avviso tratteggiati in modo realistico sì ma anche piuttosto fazioso. Di certo non lo consiglierei per farsi un’idea su ciò che è stata la Resistenza ecco, sia durante che dopo la guerra.
Infine, ho trovato uno stile dal gusto Vintage per ovvi motivi cronologici, ma che trovo invecchiato male, tendente allo stantio.
Insomma, mi auguro che negli anni i vincitori dello Strega abbiano saputo fare di meglio!
Federica ha letto La misura del tempo di Gianrico Carofiglio (Einaudi), nella dozzina del 2020
Si può definire un romanzo “legislativo”? Perchè questo è il termine che userei per descrivere questo libro, e non in termini negativi o noiosi. Affatto.
La misura del tempo è una corsa alla ricerca di attimi passati, intorno e dentro ai quali succede la storia. La storia di Jacopo, erroneamente accusato di omicidio, di sua mamma Lorenza, che poi è stata anche un passaggio profondo nella storia dell’avvocato Guerrieri, il protagonista che si aggrappa alle ore e ai secondi per scagionare Jacopo.
Un romanzo che fila veloce, non c’è tempo da perdere, va letto una pagina dopo l’altra perchè non puoi rimanere con il fiato sospeso.
Come sempre la scrittura di Carofiglio è ferma, quasi ghiacciata, con quelle belle frasi corte che piacciono a me e scandiscono il tempo e il ritmo.
Un romanzo “giudiziario” si può dire? Non lo so, ma questo è. Dentro e fuori ai tribunali, alla cella, al tempo tra un omicidio e una volata in caserma. Per gli appassionati di intrighi legislativi come me, di sicuro un libro da tenere a portata di mano.
Da leggere!
Aruna ha letto L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito (Bompiani), finalista nel 2021
Siamo nella periferia di Roma, sulle sponde del lago di Bracciano, che è allo stesso tempo mistero e attrazione, paura e coraggio.
C’è Gaia, una ragazzina dai capelli rossi, figlia di Antonia, una donna forte e dura, madre di quattro figli con un marito disabile che cerca di tenere le redini della famiglia e di farli vivere nella decenza e nella dignità.
Gaia è una ragazzina introversa ma dalla spiccata intelligenza che sente sulle sue spalle la responsabilità di farcela e ci prova, in tutti gli anni di studi, con grande tenacia e sforzo. Ma come succede spesso in queste situazioni dove la miseria e l’arrancare fanno da costanti non riesce a riscattarsi fino in fondo.
Il personaggio di Gaia mi ricorda per certi versi Lila Cerullo de “L’amica geniale” e forse è per questo senso di impotenza e di voglia di riscatto che però non arriva mai che ho fatto fatica a portarlo a termine.
Menzione speciale ad Antonia, forse la vera protagonista della storia, che rispecchia la madre italiana della classe medio/bassa, disposta a fare qualsiasi cosa per la famiglia ma mantenendosi sempre fortemente integerrima.
Nel complesso il libro non mi è piaciuto, non è nelle mie corde, evidente però è la capacità di scrittura della Caminito, molto precisa, diretta e sincera, che rispecchia appieno i personaggi di cui parla.
Lo consiglierei? Sì l’ho già fatto, a Benedetta per la precisione, perché parla di umanità e di miseria, e sono quasi sicura che lei potrebbe trovare questo libro più interessante di me.