Dunque, dove eravamo rimasti?

Vi stavo raccontando qualcosa sui libri che ho letto nella seconda metà dell’estate appena trascorsa (trovi i primi tre libri a questo link).

L’estate del cane bambino – Mario Pistacchio e Laura Toffanello (66th A2ND)

Non si invecchia mai un po’ alla volta.

C’è un momento preciso, nella vita, in cui ti accorgi che è successo. È una certezza, e non contano gli anni che hai. Capita quando smetti di andare avanti e ti scopri a guardarti le spalle. Scruti il tempo che se n’è andato. Lì dietro sono rimasti i tuoi unici amici, i ricordi, l’illusione che niente possa mai finire davvero.

Anno 1961, Brondolo, paesino immaginario nei pressi di Chioggia. Giornate infinite, partite a pallone, leggende di paese, i primi sguardi alle grazie delle donne, cinque amici (e mezzo) e un’estate che cambierà completamente e per sempre le loro vite.

Gli anni di questi ragazzi si aggirano attorno ai 12, chi 14, chi un pò meno e loro sono Vittorio, la voce narrante, Michele, Menego, Stalino, Ercole e Narciso. È proprio quando quest’ultimo, fratello di Ercole e piccolo del gruppo, sempre alle calcagna dei più grandi, sparisce (pare nel nulla) che la storia prende la sua piega sinistra, ma anche magica dato che, contemporaneamente, appare nel paesino un cane nero che sembre proprio la reincarnazione di Narciso.

Il gruppo prenderà quindi a cuore l’arrivo di questo animale, ognuno dei membri convinto che sia il ragazzino disperso. Nel frattempo il Paese si mobilita, cerca il ragazzino del quale pare non esserci traccia, ma tutto si tinge di nero, c’è sospetto, addirittura il sentore di una maledizione.

Ecco quindi che si cerca un capro espiatorio, si cerca un “rituale” che possa porre fine al tutto. Ci sarà quindi un assassinio, davanti agli occhi di tutti e poi un altro, nell’ombra. E poi ci saranno misteri, non detti, sfumature sempre più drammatiche.

Vittorio, anni dopo, da uomo ormai adulto tornerà laddove la sua vita è cominciata ma anche finita, alla ricerca di una verità tanto necessaria quanto tragica.

Se state cercando una lettura estiva allegra e spensierata, girate alla larga da L’estate del cane bambino, ma se amate i racconti dark con una vena di mistero, siete tra le pagine giuste.

Aggiungo il plus di un’ambientazione totalmente riuscita, in cui personaggi e modi di agire hanno una consistenza più che verosimile e catapultano in un paesino di Nord-est Italia dai tratti nitidissimi.

Arriva l’oritteropo – Jessica Anthony (BigSur)

Chi mi conosce sa che ho un debole per le copertine pop ma soprattutto per gli animali sulle copertine dei libri, tanto più se sono fuori dal comune. Per questo motivo quando alla libreria Lovat (Villorba, Treviso) ho adocchiato questo volume non ho potuto resistere.

La trama, ve lo confermo, è estrosa quanto la copertina. Essa si snoda su due piani temporali, la fine del 1800 e i giorni nostri. Il protagonista del presente è Alexander Paine Wilson, giovane e ricco deputato repubblicano con una smodata passione per gli oggetti costosi e Ronald Reagan, del quale possiede una smisurata collezione di cimeli.

Wilson si trova ad un punto topico della sua carriera poiché è in corsa per un posto al Congresso. Insomma, non può permettersi scandali, anzi, sarebbe proprio il caso di tenere nascosta la sua relazione con il bel Greg Tampico e sposarsi con una donna bionda, ricca e repubblicana che guardacaso ha per le mani.

Peccato però che un mattino di agosto viene recapitato ad Alexander un pacco contenente un oritteropo impagliato. Cos’è un oritteropo vi chiederete voi? Bè, pare proprio uno scherzo della natura: una sorta di formichiere con orecchie da maialino, artigli e proboscide.
Alla fine del 1800 è stato il solitario impagliatore Titus Downing a ricostruire la creatura, catturata precedentemente in Africa e pazientemente “lavorata” in Inghilterra.

Com’è arrivato l’oritteropo da una bottega inglese al salotto di Wilson? E cos’avranno in comune questi personaggi così apparentemente diversi? Un libro che tra molteplici colpi di scena, situazioni commoventi e sequenze a tratti grottesche, offre un interessante percorso alla scoperta di sé, della propria jiva, l’anima profonda e, in qualche modo, immortale.

Un libro irriverente e molto diverso dalle mie solite letture, che ha saputo intrattenermi con il giusto mix di mistero e curiosità zoologiche.
Concedetemi un’ultima nota stilistica, sapete che ci tengo: notevole l’uso della seconda persona usata per la parte di Wilson, ho adorato!

Follia – Patrick McGrath (Adelphi)

Cominciò a sentirsi coinvolta. Il processo di identificazione, in un primo momento ancora confuso e protetto da un apparente distacco amichevole, diventò a poco a poco sempre più forte. La indignava l’idea che quest’uomo, questo artista, fosse costretto a subire l’umiliazione dei bagni antidiluviani, della mancanza di intimità, delle angherie, della noia e dell’incertezza più assoluta circa il proprio futuro […]. Doveva ancora tollerare cose che il senso di giustizia di Stella considerava incompatibili con il senso di cura e l’assistenza della malattia mentale. A parte il fatto che non era più sicura che Edgar fosse davvero un malato di mente. Pensava avesse commesso un delitto passionale; e la passione di per sé è una cosa positiva, no?

Mi risulta difficile parlarvi di questo libro perché temo di non essere in grado di convincervi a leggerlo. Partirò quindi da un commento puramente emozionale: questo libro è ufficialmente tra i miei preferiti. Non solo, quindi, si aggiudica 5 stelle ma entra nell’olimpo dei Benny’s top.

Complice quasi certamente il fatto di aver letto questo libro mentre ero in vacanza, la narrazione mi ha totalmente abbracciata e tenuta stretta, coinvolgendomi profondamente.

Stella è una donna benestante, istruita ed elegante. Suo marito, Max, è in corsa per diventare il nuovo direttore di un ospedale psichiatrico nei pressi del quale la famiglia, completata dal curioso figlio Charlie, 10 anni, risiede.

Stella rimane una donna benestante, istruita ed elegante anche quando inizia a dare confidenza ad uno dei detenuti, Edgar. Egli è un uomo magnetico, affascinante, un vero artista, tanto che pensare lucidamente che lui possa aver assassinato l’ex moglie, averla decapitata e averle cavato gli occhi per gelosia, sia un semplice incidente di percorso, qualcosa che non può fare parte di lui. Come può proseguire la storia? Sempre più convinta che il malato non sia poi così malato, Stella intreccia una relazione con Edgar fino al punto da, inavvertitamente, aiutarlo nella sua fuga dall’ospedale.

Temo proseguendo di darvi troppe anticipazioni, quindi lascio il resto delle pagine a voi; ciò che posso garantirvi è che sarete colti da una certa frenesia data dal ritmo dei pensieri e delle scelte dei personaggi. Personaggi che si riveleranno, pagina dopo pagina, per ciò che sono: anime distruttive, distrutte, fragili, crudeli, intrappolate in relazioni e convinzioni troppo soffocanti da poter essere gestite con… raziocinio.

La voce narrante è quella di Peter, lo psichiatra che al momento dei fatti aveva in cura Edgar, e racconta la vicenda dopo il tragico termine della stessa. È dunque una voce che sa, ha visto, possiede molti elementi e può dare anticipazioni in grado di solleticare la curiosità, infatti non mancano le sequenze inaspettate che si caratterizzano per una densissima drammaticità, soprattutto nella parte finale.
Per la prima volta dopo molto tempo mi sono trovata tra le mani un libro che non avrei voluto finire e che, ne sono certa, rileggerò.
Intensissimo. Indimenticabile.

I baffi – Emmanuel Carrère (Adelphi)

Per un Adelphi che mi conquista ce n’è uno che mi delude, la vita va così.
I baffi è un titolo che mi interessava molto vista la sua affinità a certi temi pirandelliani come il concetto di identità e percezione del sé. La vicenda prende infatti il via dall’idea di un uomo di tagliarsi i baffi che ha portato per molti anni, quasi fossero il suo elemento distintivo per eccellenza. Quando nei giorni successivi nessuno fa cenno alla sua assenza di peluria sul volto inizia a pensare di essere vittima di un crudele quanto sopraffino scherzo della moglie; tuttavia, al momento dello sfogo con quest’ultima, lei asserisce con convinzione che l’uomo non abbia mai portato i baffi. Non solo. A quanto pare l’uomo non ha fatto certe esperienze che è certo di aver fatto (un viaggio a Giava) e di conoscere certe persone che in realtà non esistono.

Che lo scherzo della moglie si sia esteso così tanto da diventare machiavellico? Forse la moglie è pazza? Tutta questa storia è troppo e l’uomo decide di fuggire per cercare di ricostruire se stesso e la verità.

Naturalmente la scrittura di Carrère non si discute, è un maestro, ed anche al finale va riconosciuto il suo merito di essere sorprendente e straniante ma purtroppo ciò che ho trovato fastidioso in questo libro è la ripetitività dei pensieri del protagonista. Capisco che fossero funzionali per certi aspetti ma, qui lo dico e non lo nego, mi hanno annoiata. La mia percezione è stata che una buona idea narrativa sviluppabile in una cinquantina di pagine sia stata trascinata per il doppio dello spazio.
Insomma, potete lasciarlo sullo scaffale.

Quella del 2023 è stata certamente un’estate letterariamente variegata, divertente, drammatica, folle. Che magia la lettura.

E chissà cosa ci attende nell’autunno che bussa alle nostre porte con i suoi colori, odori e… allergie.

Al prossimo libro!