Tutto bello ma…
Quando dici Joël Dicker dici almeno un po’ giallo.
Ecco, se sei frescə di La verità sul caso Harry Quebert o Il caso Alaska Sanders, questo è tutta un’altra storia.
Un animale selvaggio: brevissima trama
Da una parte ci sono i Braun, Sophie e Arpad, splendidi nella loro lussuosa “casa di vetro”, lontani dagli occhi e al centro delle attenzioni. Dall’altra parte ci sono i Liégean, Greg e Karine, ossessionati in misura diversa dai Braun. Specialmente da Sophie Braun.
L’ossessione porta Greg a spiare Sophie mettendo a rischio il suo lavoro nella polizia. Karine è ossessionata dall’idea di essere amica di Sophie, di poter mettere un piede in una classe sociale superiore.
Tutto ruota ad una rapina che sembra avverrà a Ginevra. Greg la scopre grazie (o a causa) proprio della sua ossessione per Sophie e dal suo spionaggio segreto.
In un sapiente gioco di flashback e ritorni al presente la storia attraversa gli anni di Sophie, Arpad e di Fauve, un nuovo elemento fondamentale della storia di Sophie e della storia in generale.
Se ti aspetti il classico Dicker: non è questo
Un animale selvaggio è un libro che scorre velocissimo, senza grandi colpi di scena in realtà. Più trame si intrecciano (e questo sì è un Dicker-pattern) e confluiscono tutte verso questo fatidico 2 luglio, giorno della rapina.
Tutto sembra qualcosa che non è: la vita perfetta dei Braun, la fedeltà di Greg, l’aspetto immacolato di Arpad. Tutti sono mossi da un istinto diverso, tutti sono fondamentalmente invidiosi.
Ed è proprio questo che forse distingue questo libro da tutti gli altri Dicker. Una riflessione messa al centro del tavolo sull’invidia che proviamo e su quanto ne siamo effettivamente consapevoli.
Lo consiglio?
La penna di Joël Dicker è inconfondibile e anche se non è la narrazione a cui siam abituati vale la pena dargli una chance.
Non aspettarti guizzi thriller perchè non ci sono.