Terrafurie.
La stessa che provava lui stesso e che provavano, ne era certo, anche i suoi amici: una pura rabbia solida gli pervadeva fin le membra al pensiero di ogni singolo bisogno della natura rimasto ogni giorno inascoltato dagli essere umani che pur avendo il potere di fare qualcosa, non la fanno o non la fanno mai in tempo; ciechi, disinteressati, sciocchi, senza lungimiranza, pigri, indolenti.
Terrafurie è una tempesta: di sentimenti, amicizia, scuote le convinzioni, intenerisce i pensieri. È un terremoto in cui si intrecciano diversi, importanti temi.
Breve trama
Gaiano, tra le Alpi della Val d’Aosta. 5 personaggi intorno ai trent’anni vivono la loro vita intrecciandola a quella degli altri. Sullo sfondo il comune sentimento di attaccamento alla natura e di fastidio per il male che solo l’uomo sa farle.
La tranquillità della zona viene smossa dall’arrivo di una ditta il cui obiettivo è abbattere una foresta a scopo commerciale.
Appena gli operai cominciano a tagliare i primi alberi, strani terremoti, fuochi e temporali si abbattono sul paese sempre più potenti. Questi eventi nascondono in realtà qualcosa di molto più grande, pericoloso e antico, che solo Folco, lo scrittore protagonista, e i suoi amici riescono a vedere e comprendere.
Amicizia
Folco, Ava (sono fratelli), Alaska (l’amica che vive in Islanda), Cirano e Tora (la coppia della compagnia) sono un gruppo di amici.
Simili per età e vicini nelle cose in cui credono, ognuno di loro è perfettamente caratterizzato. Le parole che dicono, i gesti che fanno: pazzesco come le parole di Maristella li rendano vivi e veri.
La loro amicizia è raccontata in modo profondo, senza compromessi, di quelle amicizie che devi sperare davvero di trovare una volta nella vita. Un legame che rimane vivo in ogni pagina, nonostante le perdite e le crepe.
Tempo
(…) che anche la più piccola persona della terra possa fare la differenza. E che ci sia sempre tempo per essere perduti ma mai abbastanza per provare a non perdersi. E che ogni tempo vada colto e sfruttato, finchè c’è.
Il tempo è una questione che ritorna spesso.
In forma di età (“Non siamo mica così vecchi, no?” cit.), di tempo perso, di tempo che non abbiamo più, di tempo che avremmo potuto usare meglio.
Non è solo tempo personale, ma si parla tanto di tempo della Terra stessa, ovvero quel poco che le resta se continua ad essere trattata come viene trattata.
Qui mi è partita l’ansia.
Diversità
Un tema che viene attraversato in ogni direzione. Diversi alla vista, diversi alla percezione, diversi nell’amore, eppure sempre tutti uguali, sempre tutti umani siamo.
Nelle parole di Maristella c’è una riflessione mooolto ampia sul significato di tutto questo (ok a volte è ripetuto un po’ troppe volte, ma nel complesso del libro fila via), trattato con sensibilità e consapevolezza (che a volte diventa in realtà uno schiaffo in faccia).
Ogni personaggio è diverso: nell’aspetto, nelle attitudini, nella salute e nelle malattie, negli atteggiamenti, nella musica, nel lavoro, eppure si comprendono anche senza parlare, con i soli gesti.
Menzione speciale: le illustrazioni di Silvia Spinato
Bellissima l’idea di inserire alla fine del libro i personaggi disegnati, bellissimo soprattutto non sbirciare mai quelle pagine fino alla fine del libro. Dopo averli immaginati per 300 pagine, ritrovarli in 2 dimensioni è davvero inaspettato e simpatico.
Consigliato?
Non ho amato particolarmente la “svolta fantasy” che include dei draghi, seppure metafora di qualcosa più grande.
A tratti un po’ pensante da leggere, ma la scrittura è veramente perfetta. Si vola sulle pagine. Le parole sono scelte una per una, le immagini e il mondo che creano sono talmente vivi da esserci catapultati dentro. Maristella, scrivi davvero DA DIO.
L’affinità di età tra noi trentenni e loro protagonisti trentenni rende davvero facile l’immedesimarsi. Ti ritrovi davvero in tutto, dalla gastrite al divieto di caffè dopo le 17 se no non dormi. Un curioso punto di vista che non avevo mai trovato in nessun libro.