(..) Ma forse era normale così, la mamma e la zia me lo dicevano sempre, e la vita me l’ha ripetuto a schiaffi per tanti anni, che i piani e i progetti li facciamo per un motivo solo: far divertire il caso. Che sta a guardarci come si guardano i buffoni in piazza il giorno della fiera, noi ci affanniamo tra capriole e piroette, saltiamo e corriamo in tondo cercando di combinare qualcosa, e lui ride e ride. Poi, quando è soddisfatto dello spettacolo o non ne ha più voglia, il caso si alza e se ne va, buttandoci ai piedi qualche spicciolo che noi ci tuffiamo a raccattare, qualsiasi cosa sia.
Siamo a Palos, a fine ‘400.
C’è Nuno, un ragazzetto figlio di una ex prostituta che vive con la mamma e la zia. Improvvisamente la madre muore e non conoscendo il padre si trova solo al mondo.
Per una serie di bizzarri e strampalati eventi, e non avendo nulla da perdere, si imbarca in una nave, non conoscendone la meta e men che meno il comandante. La nave in questione era una delle tre caravelle di Cristoforo Colombo e sì, sappiamo benissimo tutti come è andata la storia.
Ciò che però ci mancava era un punto di vista inedito, ed è per questo che Genovesi si è focalizzato sulla figura di Nuno, un ragazzo senza arte né parte, l’ultimo dei mozzi, ma che dalla sua ha una grande qualità: vedere il bello delle cose e trasmetterlo con totale innocenza e poesia.
Quindici anni fa, Genovesi leggendo i Diari di Cristoforo Colombo è rimasto “incagliato” in mezza riga, che si è rivelata poi fatale:
la notte di Natale, il timone della Santa Maria è stato affidato ad un mozzo inesperto che, in quanto tale, l’ha fatta affondare.
L’autore ha deciso di partire da qui, da un piccolo elemento della storia con la “s” minuscola. Definisce così i personaggi o gli eventi che non sono generalmente trattati nei libri di storia o noti ai più ma non per questo meno importanti.
A questo mozzo inesperto Genovesi decide di dare un nome, Nuno, e di costruirci attorno una storia, attenendosi a fatti
realmente accaduti. Ci regala così un capolavoro, 437 pagine di emozioni pure, di risate, commozione, dolore e riflessioni.
Uno dei migliori libri che io abbia mai letto
Oro puro è sicuramente uno dei migliori libri che io abbia mai letto, sì per la storia, ma anche e soprattutto per la capacità narrativa dell’autore, con frasi poeticamente perfette.
Nota di merito alla caratterizzazione dei personaggi, dalla madre e la zia, ai marinai e mozzi della ciurma, gente ai margini
della società alla quale Genovesi ha dato voce come solo lui sa fare.
Infine ve lo dico, non è spoiler, ma il finale è assolutamente perfetto, ci fa riflettere e ci lascia con una leggera nota di amaro in bocca.
Non mi ricordo, ve l’ho già detto?
Se non lo avete ancora letto è senza dubbio un libro da recuperare!