Attenzione: non posso raccontare quasi nulla della trama, il rischio di spoiler non richiesti è altissimo.

Giverny, Francia, periodi variabili tra il 1926 e il 2010

Un paese tranquillo, abbracciato dall’acqua, dalle vie, dalle case che Monet aveva vissuto solo pochi anni prima.

Scorci che aveva visto e disegnato diventano ossessione e luogo incantato di una lista di omicidi che hanno qualcosa che li accomuna tra loro.

3 donne protagoniste, molto simili fra loro. E più uomini, diversi tra loro. Cosa li accomuna? L’amore per una di queste donne.

Il romanzo si apre con l’omicidio di Jérôme Morval, un noto oftalmologo. Il caso viene affidato all’ispettore Sérénac e alla sua squadra, incluso il sistematico Sylvio Benevadies. Insieme presuppongono, indagano, tentano, scoprono segreti della città e delle persone che la abitano. Fino a che uno dei due scopre il segreto principale.

Protagonista presentissima: l’arte

Nel senso più alto: non solo Monet ma anche i suoi contemporanei, non solo Ninfee ma anche arte rubata, persa, nascosta e ritrovata. E viaggiatori alla ricerca dei luoghi del pittore impressionista, la Casa Rosa dove Monet e poi il figlio hanno vissuto, dove risposano capolavori mai spostati da quelle stanze segrete.

Bussi ti accompagna attraverso un reticolo di strade e storie costellato di sentimenti, colori, immagini vivissime e indimenticabili quadri di Monet. Inutile dire che di capitolo in capito il fiato non lo tiri mai: perennemente sospesi alla ricerca di quello che sta per succedere.

Un giallo che ha la suspense come ingrediente principale e che coniuga in un modo magistrale due mondi apparentemente non intersecabili: arte e morte.