É il 2019. Mi faccio i fatti miei, non so cosa sia il Covid e quelli nelle metropoli inquinate con la mascherina mi fanno un po’ ridere.

É il 2019 e tutto il mondo di bookstagram e booktube sta leggendo la saga di Nevernight, edita da Oscar Vault.

É il 2019 e Nevernight è sulla bocca di tutti i lettori del mondo dei libri online, dico davvero TUTTI, anche chi non si era mai filato i Fantasy, aveva messo mani ed occhi su questa trilogia.

Potevo essere da meno? Ma certo che no, e allora con la lentezza da lunedì mattina perenne che mi contraddistingue eccomi qui a dare i miei due centesimi.

La storia è ambientata (inizialmente) a Godsgrave, città fantastica che richiama nel suo immaginario Venezia essendo una città di ponti ed ossa ma il cui assetto sociale e politico si rifà alla Roma antica di I secolo d.C.

La narrazione tratta le vicissitudini di Mia Corvere, ragazza molto giovane che combatte per vendicare la sua famiglia, in particolare il padre, Darius, accusato di aver ordito una congiura e perciò impiccato; madre e fratellino non hanno una sorte migliore in quanto vengono imprigionati nella Pietra filosofale, l’Alkatraz del caso.

Mia, trovatasi orfana, impaurita ed avendo perso tutto, viene presa sotto l’ala protettrice di Mercurio, vecchio assassino di professione in pensione che la inizierà a sua volta alla carriera di killer per consentirle di ottenere la sua vendetta.

Altra info di servizio: Mia è una tenebris, è cioè in grado di servirsi delle ombre sia per lottare che per spostarsi ed ha sempre accanto a lei un demone ombra, un non-gatto di nome Messer Cortese: oltre che essere il suo grillo parlante è anche in grado di divorare la paura della giovane, rendendola più che adatta al ruolo che intende ricoprire.

La trama si infittisce mano a mano che si prosegue con i volumi che, per inciso, sono: Mai dimenticare, Grandi Giochi e Alba oscura e non sarò io a sciorinarla qui con voi, perché punto piuttosto a dirvi cosa promuovo e cosa boccio di questa serie.

Categoria “Ho adorato!”

  1. L’ironia. L’autore sa prendersi in giro, cosa rara quando ci si può vantare di aver scritto un libro con i contromazzi. Addirittura, tramite uno stratagemma narrativo, Kristoff lascia che siano proprio i suoi personaggi a prenderlo in giro!
  2. L’ambientazione. Non ho fatto fatica ad immaginare Godsgrave, il deserto Ashkai o la puzzolente Piccola Lis, tutto era descritto con cura ed estremamente immersivo.
  3. L’intuizione politica del secondo libro in generale. Ad un certo punto (all’interno del secondo libro) Mia si trova in una accademia di gladiatori, dunque schiavi-combattenti che si scannano per il divertimento della nobiltà. In questo contesto Mia matura dei ragionamenti sulla struttura sociale dello stato di Itreya, interrogandosi sui privilegi e sugli svantaggi.A mio avviso queste intuizioni denotavo una maturazione della protagonista anche dal punto di vista sociale, ma poi? Il tutto si ferma lì. Mia continua ad agire per egoismo, non va al di là dei suoi pensieri che rimangono, in questo modo, sterili.(Ehm, lo so, questo è anche un punto negativo ma fate finta di nulla).
  4. Note a piè di pagina. Forte elemento caratterizzante di questa trilogia è l’inserimento di alcune note a piè di pagina che hanno lo scopo di inserire qualche battuta dell’autore, il quale può in questo modo “interagire” con il lettore, per lo più per dare sfogo alla sua vena ironica, ma le note consentono anche di inserire alcuni riferimenti storici e alcuni “dietro le quinte” del mondo in cui operano i personaggi. Questo alleggerisce la lettura per chi vuole concentrarsi sull’azione, ma la arricchisce altresì, soddisfacendo i palati più desiderosi di descrizioni. Io ammetto di aver saltato qualcosa.
  5. Intrattenimento. L’intrattenimento c’è e si vive. Questa storia fa il suo dovere: appassiona e tiene col fiato sospeso. Viene da chiedersi cosa succederà ai personaggi, se e come arriveranno a raggiungere i propri obiettivi. Insomma, nella mia modesta opinione, avere Nevernight per le mani significa avere una buona storia Fantasy in mano.
  6. Linguaggio. SÍ, c’è turpiloquio. SÍ, il linguaggio è spinto (soprattutto quello dei pirati, molto colorito!) e SÍ, io l’ho adorato. Ancora oggi, a settimane dalla lettura, impreco dicendo ‘bisso e sangue!’

Scopri cosa non mi è piaciuto di Nevernight nella parte due!