Parliamoci chiaro, per recensire questo libro non so veramente da dove iniziare!
Ci provo, per dovere “professionale”.
Partiamo dal genere: trattasi di un giallo, come il titolo può facilmente suggerire, ma ciò che non è facilmente inquadrabile è lo stile.
Mi spiego meglio. Solitamente un giallo inizia con un omicidio e la storia verte attorno a tale omicidio attraverso le indagini più o meno articolate.
Bene, ne “L’assassinio è tra le righe” l’omicidio avviene dopo la metà del libro (e no, non è spoiler stiamo tutti tranquilli).
Altro aspetto destabilizzante è lo stile di scrittura, poiché la narrazione avviene esclusivamente attraverso scambi di mail o sms, non ci sono dialoghi né tanto meno una voce narrante per
come siamo abituati a conoscerla. Questo ruolo viene affidato a Lizzy, probabilmente protagonista principale, ma siamo sicuri di poterci fidare della sua versione della storia?
Di cosa parla L’assassino è tra le righe
Si ok avete ragione, ma la storia? Di cosa parla?
Siamo a Lockwood, un piccolo e tranquillo paesino inglese, confortevole e coccolo, dove regna un grande senso di comunità.
Sam e suo marito, di ritorno da un’esperienza sanitaria in Africa, decidono di trasferirsi per lavorare all’ospedale locale come infermieri.
In ospedale conoscono Lizzy che, per aiutarli ad integrarsi in paese, li coinvolge nella compagnia teatrale guidata dalla famiglia Hayward. Ma ecco che già dai primi capitoli arriva una notizia tragica: la piccola nipotina degli Hayward è affetta da una grave e rarissima malattia che necessita di cure sperimentali e costosissime nel tentativo estremo di guarirla.
Ecco allora che lo scopo della compagnia teatrale diventa
quello di raccogliere fondi per aiutare la famiglia a sostenere tali cure muovendo una macchina di solidarietà incredibile.
Ma perchè la famiglia Hayward, la più facoltosa del paese, chiede aiuto alla comunità? E che cosa nascondono Sam e suo marito che non svelano nulla del loro passato? E Lizzy? Che ha una sorta di ossessione morbosa nei confronti di Sam?
Fin dai primi capitoli si percepisce che si nasconde qualcosa di torbido in tutta questa storia e la vera capacità dell’autrice sta nel trasmettercelo attraverso lo scambio di mail tra i protagonisti.
Indubbiamente un esperimento di scrittura notevole e riuscito, sinceramente avrei usato un po’ più di sinteticità. Nella
seconda metà la narrazione diventa un po’ statica ed evasiva, rischiando di annoiare il lettore.
D’altronde stiamo parlando di un romanzo di 542 pagine, non bruscolini!
Lo consiglio? Anche sì, una scrittura insolita e curiosa, che sicuramente acchiappa e appassiona.