E mentre su Rai 1 continuano gli episodi della terza serie de L’amica Geniale 3 – Storia di chi fugge e di chi resta, io continuo recuperando la recensione del secondo libro della saga, Storia del nuovo cognome.
C’è anche la recensione del primo volume de L’amica geniale qui, sempre scritto da me!
Si ricomincia da dove ci eravamo lasciati
Si ricomincia da dove ci eravamo lasciati con il primo libro: il matrimonio di Lila. Ed è da questo matrimonio che parte il degenero che investe la vita di tutti.
Le storie di tutti si intrecciano, anche se tra tutti è sempre Lila che spunta: la sua piccola dose di veleno, vendetta, cattiveria, acidità, odio.
E la sua modernità, se presa nel contesto. Una modernità che mal si concilia con la tradizione della violenza e delle botte e della supremazia dell’uomo capo famiglia.
E poi Elena, che pur non parlando mai, resta nell’ombra solo in apparenza. A volta dico sì, dai, alla fine le è andata meglio di Lila, ma poi dico no, alla fine, cos’ha fatto oltre ad amare fintamente per mettersi alla pari dell’amica?
Ma poi dico, Lila, sei una stronza. Ma alla fine, sono destinate a restare amiche per sempre, a non perdersi mai nonostante la vita.
Tutto questo, da inserire in un contesto sociale non solo difficile, ma anche chiuso dentro a rione di Napoli.
Ecco: casino. Mi sono immedesimata in ogni riga che ho letto, ho sentito sulla pelle i pensieri, ho sognato di notte parti del libro. Speravo che una non facesse quella cosa, che l’altra reagisse, suggerivo loro come fare.
Non lo spoilero perchè merita di essere odiato in maniera viscerale da tutti, ma dico solo: Donato Sarratore si n’omm e merd. E non potevi che dare i natali a nu’ strunz come Nino Sarratore.