Le letture in tandem ci appassionano, a quanto pare. Ecco perchè spesso e volentieri (ci) proponiamo gruppi di lettura e letture condivise.

Uno stesso volume può portare ad un numero inverosimile di opinioni, talvolta anche diametralmente opposte.

Con L’altra figlia di Annie Ernaux è successo proprio questo: Aruna e Benny si sono approcciate a questo volume in questi ultimi mesi e questo è il risultato.

State per “assistere” ad un braccio di ferro letterario a colpi di argomentazioni e stelline. Chi la spunterà? Chi tra le due vi convincerà o dissuaderà dal leggere questo libro?

Prima di cominciare però, è doverosa una piccola nota sull’autrice Annie Ernaux

Annie Duchesne (Ernaux è il cognome del marito) nasce nel settembre 1940 a Lillebone, in Francia, in una famiglia di modeste condizioni. Due anni prima della sua nascita i genitori perdono una bambina di sei anni a causa della difterite. Proprio questo evento darà la spinta per la scrittura de L’altra figlia.

Grazie ad il suo impegno nello studio, Annie riesce ad emergere dalla umile condizione familiare e diventare insegnante di lettere in un liceo.

Nel 1974 pubblica il suo primo romanzo, Il posto, con in quale si aggiudica ben dieci anni più tardi il premio Renaudot. Da quel momento Ernaux continua a scrivere ed aggiudicarsi premi utilizzando come spunto le esperienze di vita personale.

Nel 2017, ad esempio, riceve il premio Marguerite Yourcenar alla carriera, nel 2018 il premio Hemingway per la letteratura e il 6 ottobre 2022 le viene assegnato il premio Nobel per la letteratura, decretandola una scrittrice cult nel panorama europeo e internazionale.

Come sei arrivata alla lettura di questo libro?

Aruna – Regalo di Natale di una cara amica sotto consiglio del libraio.

Benny – Complice la mia collega qui a fianco a me e il suo regalo di Natale. Di Ernaux avevo già L’evento (L’Orma Editore) in wishlist e conoscevo già l’autrice in quanto molto letta e apprezzata da parte di Bookstagram.

Di cosa parla il libro?

Aruna – È una lettera aperta di Annie a sua sorella mai conosciuta perché morta in giovane età e di cui è venuta a conoscenza per caso parlando con dei parenti. In famiglia il ricordo della sorella è vissuto come un tabù, non se ne parla ma si percepisce la presenza, il dolore resta forte e vivo, e forse il fatto di non parlarne lo rende ancora più denso e profondo. Annie cerca di ricostruire un ricordo mai vissuto della sorella attraverso oggetti che le sono appartenuti o situazioni che sono successe, e che solo in seguito alla scoperta della sua presenza acquistano un significato diverso.

Benny – Vedi sopra. Non avrei saputo spiegarlo meglio!

Cosa ti ha trasmesso?

Aruna – Un profondo senso di dolcezza e tenerezza, la Ernaux ha costruito una conversazione a senso unico parlando con una persona che non ha mai conosciuto senza mai risultare sopra le righe o costruita, una conversazione sincera e diretta che arriva diretta al cuore.

Benny – Io, al contrario, non sono riuscita ad entrare in relazione con i sentimenti dell’autrice il cui racconto mi ha trasmesso un certo tipo di freddezza, come se lei non soffrisse realmente per questa mancanza (come potrebbe, d’altra parte, poiché non ha mai conosciuto la persona della quale parla?) ma fosse un pretesto per definirsi cattiva e malvoluta, proiettando sulla sorella un atteggiamento quasi angelico. Ho percepito un certo tipo di autocommiserazione necessaria al farsi consolare e coccolare che poteva andare bene per il personaggio-Annie bambina, ma non per la scrittrice adulta.

Come hai trovato lo stile di Ernaux?

Aruna – Limpido, diretto, senza fronzoli, una lettura lineare che arriva diretta al punto della questione.

Benny – Chiamatemi eretica, ma da una scrittrice premio Nobel mi sarei aspettata molto di più. Avevo sentito così tanto parlare della sua scrittura pervasiva che mi sarei aspettata di sentirmi avvolta. Complice forse la brevità del libro e del fatto che quelli riportati siano in buona sostanza appunti scritti da Ernaux nel corso della vita, una raccolta di pensieri, talvolta anche ripetitivi, non ho trovato slanci particolarmente elevati, percependo lo stile come sicuramente chiaro, ma altresì banale nella sua semplicità. Se la materia narrativa non ha saputo coinvolgermi puntavo molto sulla prosa ma così, ahimè, non è stato.

Come valuti complessivamente la tua esperienza di lettura?

Aruna – Primo approccio con l’autrice francese, sono stata rapita, piaciuto talmente tanto che ho regalato il libro a più persone, forse però non è stato apprezzato da tutti come alla sottoscritta! Presa bene ho letto anche Il ragazzo e beh ecco, non si può dire che in me abbia riscosso lo stesso successo de L’altra figlia.

Benny – Mi rendo conto che se questa autrice è così osannata, ammirata e veramente molto letta (e ha pure vinto il Nobel!) il problema sia essenzialmente in una mia incapacità nel percepire qualcosa. Mi viene da domandarmi se il fatto di aver letto questo libro con una certa foga (dovevo assolutamente finirlo entro il mese di marzo) mi abbia in qualche modo reso il testo superficiale. Non lo escludo. Per questo motivo non negherò ad Ernaux un’altra occasione con L’evento oppure forse proprio con Il ragazzo. Sarà magari l’occasione per essere di nuovo in disaccordo con Aruna! W le controversie!