Il ritorno al giallo di Camilla Läckberg
Omicidi e giochi di prestigio nella penisola scandinava
Camilla è tornata a fare quello che meglio le riesce: scrivere gialli e thriller al cardiopalma.
Dopo una parentesi femminista (“Donne che non perdonano”, “La gabbia dorata” e “Ali d’argento”) dove se la prende con gli uomini e li lascia (nella migliore delle ipotesi) in braghe di tela, la Lackerg rientra nei suoi ranghi con questo ultimo libro, scritto a quattro mani con Henrik Fexeus, dove ci presenta una nuova possibile coppia di indagini: Mina Dabiri, poliziotta dell’unità investigativa di Stoccolma, e Vincent Walder, noto mentalista svedese.
Il primo capitolo è agghiacciante, ci si tuffa a bomba nella storia con il sequestro e l’uccisione di una ragazza madre che, tornando da lavoro, perde coscienza e si risveglia intontita dentro ad una cassa di
legno dove avviene la sua fine. La scrittura non manca di dettagli, sensazioni e percezioni, al limite della sopportazione per chi ha un animo sensibile ma assolutamente realista e vivida.
Ed è qui che entrano in gioco i protagonisti della storia.
L’unità investigativa di Stoccolma, dopo la comparsa di una cassa di legno con dentro un corpo non identificato ridotto a brandelli, brancola nel buio alla ricerca disperata di un possibile assassino. Presi dalla disperazione e non sapendo più che pesci pigliare, i poliziotti, sotto consiglio di Mina, decidono di affidarsi all’aiuto di uno dei più grandi mentalisti in circolazione, tale Vincent Walder.
Inizialmente la presenza di questo nuovo elemento nel team non viene accolta troppo bene, c’è dello scetticismo sull’effettivo aiuto che Vincent possa dare al team. Con queste premesse non troppo promettenti la storia inizia a carburare, e tra nuovi omicidi, il proseguire delle indagini e una particolare amicizia che si instaura tra i due protagonisti risulta difficile staccarsi dalla lettura.
La Läckberg indaga e porta alla luce le ombre più torbide dei suoi personaggi confermando ancora una volta che nessuno è al di sopra di ogni sospetto.
Nonostante la mole di pagine è un libro che si legge facilmente, la scrittura è scorrevole e il ritmo veloce e accattivante ne invoglia la lettura.
L’unica pecca, a mio modesto parere, è sul finale. A quasi duecento pagine dalla fine si capisce già come andrà a finire la storia.
A dispetto di altri gialli mi è sembrato un finale un po’ scontato, e solitamente io non sono un drago a capire chi è il colpevole, quindi bello, però non darei un voto pieno, ecco.
Resto comunque in attesa del secondo capitolo perchè la coppia investigativa Mina-Vincent mi è piaciuta ed è evidente che c’è dell’altro da sviscerare, curiosa di scoprirlo al più presto!