Caos calmo è il romanzo di Sandro Veronesi che nel 2006 ha vinto il Premio Strega. Chi sono io per non dargli una chance?

Breve antefatto: ho preso questo libro completamente a caso

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Caos calmo non era tra le mie prime scelte, ma quella copertina era proprio minimal e di un tocco di blu che non poteva mancare nel piano degli azzurri della mia libreria. L’ho preso da Aruna.

Nessuna idea di Sandro Veronesi, men che meno di questo suo romanzo, ancora meno che fosse vincitore del Premio Strega (cosa che peraltro apprendo ora, nel momento in cui scrivo questa recensione).

Capisco perchè sia stato premiato.

Caos calmo: trama veloce

Pietro è padre e quasi marito nel momento in cui Lara, la sua quasi moglie, muore.

Una tragedia che succede mentre Pietro è in mare e sta salvando la vita ad un’altra donna, sconosciuta, che sta affogando insieme ad una sua amica. Pietro e suo fratello non ci pensano 2 volte, si buttano e le salvano.

Da quel giorno Pietro trova rifugio e rassicurazione nella sua auto, esattamente fuori dalla scuola di sua figlia, dove le aveva promesso che sarebbe rimasto ad aspettarlo fino alla fine del primo giorno di scuola. Poi sono diventati mesi.

Pietro rimane impassibile al dolore mentre accoglie il dolore degli altri. Uomo lavorativamente realizzato, gli viene concesso davvero di sostare in una strada e nella sua auto, ed è qui che comincia a ricevere visite. La cognata, il suo capo, i colleghi, anche degli sconosciuti. Tutti a riversagli addosso confessioni di personali sofferenze, mentre lui non sta soffrendo per la perdita appena subita.

Si ferma li come si ferma nella vita. Non va indietro ne avanti, non soffre e non gioisce, è fermo e insensibile, intatto di fronte al dolore. Calmo nel caos in cui dovrebbe essere.

Caos calmo: recensione a spizzichi

La scrittura

Sandro Veronesi, che banalità, scrive da Dio.

Una penna asciutta e incisiva che ti fa immergere completamente nella storia. Racconta episodi profondi con sincerità e la punteggiatura segue l’andamento esatto delle situazioni, arrivando a interi paragrafi senza punti quando descrive il mare di caos che Pietro ha dentro. PERFETTA.

I temi

Mamma mia che mix intenso. Elaborazione del lutto, l’impassibilità di fronte alla vita, il contrasto tra la vita che scorre (come la cognata di Pietro incinta per la terza volta da un terzo uomo) e l’immobilità di Pietro, inchiodato nella sua auto di fronte alla scuola di sua figlia.

Tutto il romanzo si basa poi su un misto di interazioni umane a diversi livelli. Adulti con bambini, bambini con bambini, adulti con adulti più adulti, genitori con la demenza, borghesi tradite. Tutte semplici e chiare e tutte che gravitano attorno al tema della sofferenza.

Ecco, in questo libro tutti, su piani diversi, stanno soffrendo. 

Ed è questo che disegna il quadro complesso all’interno di cui siamo tutti inseriti.

Consigliato?

Sono 451 pagine su cui vale la pena soffermarsi, perchè da ogni personaggio c’è qualcosa da raccogliere.

Veronesi scrive perfettamente, sceglie le parole come un cecchino, compone frasi che devi rileggerle per essere sicuro che siano scritte davvero così, perchè vuoi ricordarle.

Quindi sì, consigliato!