La città di Pordenone una volta all’anno si fa estrosa e si accessoria con tanti elementi gialli: insegne, vetrine e stand. No, niente psicosi di massa dopo aver bingeato stagioni e stagioni della Signora in Giallo, questa volta si parla di libri.
Tra tutti i festival letterari che si consumano durante l’anno nei pressi del Veneto orientale, PordenoneLegge (che per correttezza vi ricordo trovarsi in Friuli Venezia-Giulia NDR) è certamente uno dei più attrattivi e partecipati. Quest’anno possiamo dirlo per esperienza dato che la squadra di Libri a Merenda è riuscita finalmente a partecipare (qui si grida al miracolo)!
Un passo alla volta però, cos’è PordenoneLegge?
Si tratta di un festival letterario che si svolge nella città di Pordenone a metà settembre.
Dura generalmente cinque giorni ed ha come macro scopo sicuramente promuovere la lettura e il lavoro editoriale in senso ampio ma punta a realizzare ciò attraverso l’incontro con gli autori e/o gli addetti al mestiere. Ampio spazio viene dato infatti alle scuole per le quali si propongono conferenze e dibattiti ma anche laboratori dato che l’iniziativa bussa alle porte delle classi di tutti i gradi scolastici.
Ciò che caratterizza il festival è la capillarità della proposta sia in termini, quindi, generazionali, che a livello geografico, poiché in tutta la città si innalzano spazi adibiti alle proposte, dai giardini alle piazze, ma anche le strutture pubbliche come i musei e gli auditorium. Questo non deve spaventare le neofite come noi dato che tutti i punti di interesse sono comodamente raggiungibili tra loro a piedi.
Ciò che appare al visitatore è una città completamente votata ai libri e al mondo della lettura, insomma, una specie di città dei sogni – vi racconto solo che in vari luoghi inimmaginabili si sono creati in maniera palesemente autogenerativa spazietti creativi di bookcrossing.
Ora passiamo a noi
Armate di smartphone per le stories e libri da far autografare, domenica 17 abbiamo varcato le porte -immaginarie- di PordenoneLegge con una schedule piuttosto fitta redatta dalla nostra “segretaria” Aruna che con il suo taccuino ci ha condotte verso il primo appuntamento.
Stefania Andreoli
intervistata da Martina Milia presenta Perfetti o felici
Sebbene nessuna di noi abbia mai letto nulla di Andreoli, la conosciamo in qualità di divulgatrice, professionista e personaggio pubblico, essendo molto attiva in radio e sui social, dunque ognuna di noi era interessata a seguirne l’intervista.
Andreoli si è presentata perfettamente in orario, eterea ed elegante come ce la saremmo immaginata.
Il focus dell’intervista è stato il contenuto dell’ultimo libro della scrittrice, Perfetti o Felici (Rizzoli, 2023), che si sofferma nel descrivere le sensazioni di inadeguatezza e di smarrimento di quelli che lei definisce i “giovani adulti”, quella generazione tra i 20 e i 30 anni dalla quale la generazione precedente si aspetta grandi cose (poiché sono stati forniti loro tutti gli strumenti) ma che comunque non riesce ad uscire dalla frustrazione che si crea tra l’aspettativa e le reali possibilità.
Andreoli è stata magnetica e piacevole da ascoltare ma la nostra esperienza è stata viziata dal fatto che fossimo in piedi all’esterno della struttura ospitante. Sole a picco e chiacchiericcio non hanno aiutato, ma tutte noi concordiamo nell’aver assistito a qualcosa di arricchente.
Fondamentale pausa pranzo
Osteria al Cavaliere Perso
Voto complessivo: 4/5
Location: 5/5
Menu: 5/5
Conto: 3/5
Location super carina: un’osteria accogliente, intima, con una stupenda piccola cantina/sala che ospita solo un paio di tavoli. Lo staff è gentilissimo (non ci hanno chiamate SIGNORE), il menu con pochi piatti selezionati e molto appetitosi.
Abbiamo iniziato con una selezione di formaggi abbinati ad una marmellata di arance e una di cipolla (spaziale), per poi procedere con gnocchi al pesto per Aruna, tradizionalissimo frico per Federica e Benedetta.
No vino, no caffè, no dolce: 95€. CARO, ma buono!
Fabio Genovesi
in un inaspettato “One man show”
Genovesi ci ha trasportato direttamente a bordo di una caravella, portandoci letteralmente nel viaggio di Colombo, attraversando le storie (s minuscola) e la Storia (s maiuscola).
Oro Puro (Mondadori, 2023) è la storia di uno “sconosciuto mozzo inesperto”, che nella sua piccola vita, per un suo errore tecnico, ha fatto affondare la Santa Maria, cambiando per sempre non solo il resto dell’umanità da quel momento in poi, ma anche le piante, gli animali, l’aria, il cielo. Niente è stato più lo stesso.
Al di là del racconto in sé, di Genovesi ci portiamo a casa il fascino dell’eloquio. Un’ora ad orecchie aperte, a ragionare sulle parole scelte e misurate che insieme hanno creato un discorso perfetto su noi, piccoli uomini, dei segni che talvolta non lasciamo, del caso che sa più di noi quello che è giusto fare. Di quanto sia bella Poggibonsi.
Una sorpresa per tutte noi!
Paolo Malaguti
racconta
Piero fa la Merica
Borse in spalla e via a correre verso Largo San Giorgio per l’incontro con Paolo Malaguti.
Arrivate al tendone notiamo un ammasso di gente impressionante che non ci saremmo aspettate per quest’autore, per quando bravo lo riteniamo, ed ecco svelato l’errore: eravamo all’incontro di Ilaria Tuti.
Piccolo momento di smarrimento ma in fretta e furia siamo riuscite a raggiungere l’auditorium dove la presentazione era appena iniziata. Malaguti presentava il suo ultimo lavoro Piero fa la Merica (Einaudi 2023), la storia di una famiglia di bisnenti di fine ‘800 che vivevano ai piedi del Montello tra Giavera, Volpago e Nervesa e che, ridotti alla fame più misera, prendono coraggio ed emigrano in Brasile in cerca di fortuna.
Un libro commovente e sincero, con una scrittura schietta che ti coinvolge ma non ti travolge.
L’incontro è stato certamente molto interessante, sebbene non colorato come quello di Genovesi.
Le domande poste dall’intervistatrice hanno riguardato la scelta dei personaggi (perchè proprio un adolescente?), il concetto di “terra” come appartenenza ma anche come potere e, infine, lo stile ed il linguaggio scelti per il libro; il primo risulta schietto e quasi estraneo alle tragedie della narrazione, il secondo si configura come un variopinto quadro spennellato di dialetto veneto, italiano, portoghese, in una miscellanea che fa l’occhiolino ad un vivido realismo.
Una chiusa e un augurio
Una giornata sicuramente intensa, che ci ha fatto ricordare ancora una volta di quanto la passione per i libri riesca a connettere e mettere insieme persone diverse in un unico punto, tutte li per lo stesso motivo.
Ci ha dato carica per continuare a lavorare ai nostri progetti, nonostante i momenti di down (parecchi) e il tempo impossibile da trovare per leggere e condividere quello che ci appassiona.
Però, se c’è una cosa che ancora una volta ci portiamo a casa, è la conferma di quanto questo sia esattamente il nostro mondo.
Al prossimo Festival letterario!
Benny, Fede & Aruna